Il presidente venezuelano Hugo Chavez, firma il decreto che prevede l'aumento dei salari minimi venezuelani del 30%, portando cosi il salario minimo venezuelano al primo posto in america latina con 372 dollari, anche ai pensionati...
in oltre è già stato annunciato che dal primo maggio del 2010 la giornata lavorativa venezuelana passerà da 8 a 6 ore...
questo grazie ai processi di nazionalizazione delle maggiori fonti economiche del paese come la banca centrale, i pozzi di petrolio e l'azienda metallurgica SIDOR.
«Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, ucciso l'ultimo animale, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il loro denaro!» "L'uomo appartiene alla terra, la terra non appartiene all'uomo".
sabato 27 febbraio 2010
giovedì 25 febbraio 2010
Lei è un silenzioso killer che sta ammazzando la Democrazia in Europa.
Con questa frase detta in direzione del Presidente del Consiglio Euopeo Van Rumpoy, il Parlamentare Inglese Nigel Farage ha aperto la seduta parlamentare al Parlamento UE, come ben sappiamo Farage è un sostenitore della Libertà e Democrazia in Europa e quando parla dice in faccia la verità a chiunque... ma veniamo al dibattito.
Farage: signor Presidente, lei ha il Carisma di uno straccio umido e la presenza di un apprendista di Banca, io chiedo a lei facendogli una domanda a nome di tutti noi.
Chi è lei?
Io personalmente non ho mai sentito parlare di lei e nemmeno in tutta l’Europa, le chiedo, signor Presidente, chi ha eletto la sua persona? Con quale meccanismo?
(nel momento in cui si alzavano le proteste) ..Farage ha risposto..lo so ..da voi la Democrazia non è molto apprezzata, continuando a parlare in direzione del Presidente, con quale meccanismo noi Europei possiamo allontanare lei da questo Parlamento? E' questa la Democrazia Europea? Ritengo che lei sia competente ..astuto e pericoloso, non ho dubbi che lei sia stato eletto per disintegrare in silenzio la democrazia e gli Stati nazionali in Europa, a quanto sembra lei odia che in Europa ci siano più Stati Nazionali, probabilmente perché lei viene dal Belgio e come ben sappiamo il Belgio è uno Stato NULLO e senza Costituzione, da quando lei è stato eletto Presidente la Grecia è diventata un Protettorato..Sir..lei non ha nessuna Legittimità in questo lavoro e glielo posso garantire, io parlo per la maggioranza del Popolo Inglese, noi non conosciamo lei..noi non vogliamo lei... e prima scompare da questa scena il più lontano possibile tanto meglio sarà per noi in Europa.
Commento: la domanda che ha fatto Farage è legittima, con quale meccanismo è stato eletto Van Rumpoy come presidente del Consiglio Europeo?
Ebbene non è stato Eletto, ma semplicemente messo li come Marionetta e attore per soddisfare gli interessi di chi sta dietro lui, cioè i Bilderberg, vogliono a tutti i costi distruggere la sovranità di ogni singolo Stato in Europa e formare una dittatura che porta passo dopo passo verso il Nuovo Ordine Mondiale. Una Dittatura Mondiale.
Corrado Belli
Farage: signor Presidente, lei ha il Carisma di uno straccio umido e la presenza di un apprendista di Banca, io chiedo a lei facendogli una domanda a nome di tutti noi.
Chi è lei?
Io personalmente non ho mai sentito parlare di lei e nemmeno in tutta l’Europa, le chiedo, signor Presidente, chi ha eletto la sua persona? Con quale meccanismo?
(nel momento in cui si alzavano le proteste) ..Farage ha risposto..lo so ..da voi la Democrazia non è molto apprezzata, continuando a parlare in direzione del Presidente, con quale meccanismo noi Europei possiamo allontanare lei da questo Parlamento? E' questa la Democrazia Europea? Ritengo che lei sia competente ..astuto e pericoloso, non ho dubbi che lei sia stato eletto per disintegrare in silenzio la democrazia e gli Stati nazionali in Europa, a quanto sembra lei odia che in Europa ci siano più Stati Nazionali, probabilmente perché lei viene dal Belgio e come ben sappiamo il Belgio è uno Stato NULLO e senza Costituzione, da quando lei è stato eletto Presidente la Grecia è diventata un Protettorato..Sir..lei non ha nessuna Legittimità in questo lavoro e glielo posso garantire, io parlo per la maggioranza del Popolo Inglese, noi non conosciamo lei..noi non vogliamo lei... e prima scompare da questa scena il più lontano possibile tanto meglio sarà per noi in Europa.
Commento: la domanda che ha fatto Farage è legittima, con quale meccanismo è stato eletto Van Rumpoy come presidente del Consiglio Europeo?
Ebbene non è stato Eletto, ma semplicemente messo li come Marionetta e attore per soddisfare gli interessi di chi sta dietro lui, cioè i Bilderberg, vogliono a tutti i costi distruggere la sovranità di ogni singolo Stato in Europa e formare una dittatura che porta passo dopo passo verso il Nuovo Ordine Mondiale. Una Dittatura Mondiale.
Corrado Belli
lunedì 22 febbraio 2010
LA PROSSIMA ERA DELLA DECRESCITA
- di Italo Romano -
Per chi è nato negli ultimi cinquanta anni, sotto l’assurda dittatura del Pil, per chi ha vissuto per anni con l’idea che la misura della ricchezza e del benessere sia data il Prodotto interno Lordo. Per chi è abituato a lavorare ogni santo giorno, per oltre otto ore al giorno per un pizzico di benessere in più è un enormità di vita buttata nel cesso. Per chi nonostante soccombe sotto il peso del sistema e nonostante tutto esegue ubbidiente, e per chi il sistema lo cavalca o addirittura lo gestisce, l’idea di frenare questa folle corsa è inapplicabile.
Ingabbiati dal sistema. Senza movimento di uomini e merce non vi è lavoro, senza lavoro non vi sono soldi e senza soldi non si può bere, mangiare, vivere sotto un tetto dignitoso etc. E’ un sistema circolare che, nonostante la sua crudeltà, può sembrare perfetto. Eppure non è così. Difatti negli ultimi anni i costi sociali e ambientali sono stati ingenti, hanno oltrepassato la soglia della dignità civile. Il sistema è circolare ma lo sviluppo è rettilineo. In un mondo finito, quale è il nostro, è impossibile sostenere una crescita continua all’infinito. Ora pensandoci meglio il nostro “perfettissimo” sistema circolare, somiglia di più a un cane che si morde la coda.
Oggi tutto fa Pil: un terremoto, una frana, un incidente d’auto etc. Pensate alla catena messa in moto da un semplice tamponamento senza gravi conseguenze: meccanico per riparare le auto o concessionaria per ricomprarne una nuova, medici e infermieri, poliziotti o carabinieri, soccorso stradale, assicurazione delle auto coinvolte, eventuali avvocati e giudici per una possibile causa, carburante consumato etc. Tutto questo ha contribuito a incrementare il nostro Prodotto interno lordo, che, per i signori economi, corrisponde a un incremento di benessere. Ma questo voi lo chiamate benessere? Allora possiamo arrivare a pensare che in uno nazione dove anche la percentuale di ossigeno che respiriamo è Pil, tutto è ben manovrato dall’alto e la manfrina che ci sorbiamo ogni dì dai telegiornali è puro moralismo.
L’uomo di oggi ha solo una scelta: essere merce o essere consumatore. Questa è l’unica libertà che abbiamo. Secondo la dittatura del Pil la felicità di un individuo è collegata all’ultimo iPad acquistato, all’ultima festa a cui si è partecipato, all’ultima vacanza low cost da cui si è appena tornati(preferibilmente puttan tour) etc. Da questa concezione di felicità il mondo che ne viene fuori è mostruoso!
In questi anni ho visto veri e propri tossicodipendenti da lavoro. Gente costretta a lavorare negli orari e nei giorni più assurdi. A nero, sottopagati, senza diritti, senza sicurezza, come robot o animali da soma. Causa le nuove tecnologie (pensate a quanto ci ha cambiato la vita il cellulare) viviamo a ritmi forsennati, per lo più inumani. La situazione ci è sfuggita di mano, ammettiamolo. Tutto ciò, non è più a misura d’uomo. Ci siamo chiusi in una cella e abbiamo buttato la chiave. Ci siamo resi schiavi di un’unità di misura. Abbiamo dato troppa importanza al vil denaro! Oggi molti sarebbero disposti alle cose più orrende per avere quel poco di ricchezza che gli permettesse di vivere secondo uno dei tanti modelli preconfezionati tra cui questa dittatura ci “permette” di scegliere. E’ una catena di sensi di colpa, finti doveri e reali costrizioni che ci costringe a prendere parte a una lotta che non ci appartiene. Un gioco al massacro che ha una sola regola: il più forte vince e i deboli soccombono!
Questo giochetto ha creato una forte ed evidente disparità nel mondo, ma, se guardiamo bene, anche intorno a noi. I pochi detengono quasi tutto e ai molti non resta che scannarsi per le briciole. Eccovi servite: guerra, rivolte, terrorismo, violenza etc. Dinanzi questo scenario apocalittico non resta altro che provare a dimenticare ed eccovi: droghe, alcool e manie di ogni sorta. Tutto pianificato, gli architetti di questa invisibile dittatura sono stati a dir poco geniali.
Geniali si, ma non perfetti. Questa delirante corsa verso l’infinito ha avuto un inizio e avrà un fine. Noi possiamo scegliare il finale: renderlo dolce, tranquillo e sereno, frenando amabilmente e riscoprendo il gusto della vita; oppure continuare la incosciente corsa fino a schiantarsi contro il muro lì in fondo, travandosi improvvisamente nell’inferno creato dalla nostra cecità.
Che lo vogliamo o no la decrescita sarà il prossimo step. Felice e obbligatoria che sia è la normale conseguenza della sfrenato capitalismo odierno. Il benessere di un uomo non è legato alla quantità dei beni posseduti ma, all’equilibrio che esso riesce a raggiungere con se stesso, i propri simili e la natura che lo circonda. Non so quanto tempo ancora ci separa dell’era della decrescita ma, in alcune zone del mondo è già iniziata: Rifiuti zero, Gruppi di acquisto solidale, energie rinnovabili, ecoedilizia, transizioni etc. Per i più ottusi ci sarà da aspettare di più. Gli schiavi del sistema si accorgeranno del default solo quando noteranno i loro templi del consumo vuoti. Quando le loro richezze saranno tali solo per loro. Quando si accorgeranno che quei pezzi di carta di cui è gonfio il loro portafoglio non potranno più fare la differenza.Per loro la decrescita sarà traumatica, vedrenno crollare i loro dei in un solo giorno e si accorgeranno di quanto sia vuota la loro vita senza di loro.
Sarà decrescita, silenziosa, beata per alcuni, violenta per molti. Alla fine della corsa, guardandoci intorno, ci accorgeremo che non sempre la metà vale il viaggio. A tutti sarà evidente che la decrescita sarà appagante, rivitalizzante, etica e sopratutto felice…
Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/
Per chi è nato negli ultimi cinquanta anni, sotto l’assurda dittatura del Pil, per chi ha vissuto per anni con l’idea che la misura della ricchezza e del benessere sia data il Prodotto interno Lordo. Per chi è abituato a lavorare ogni santo giorno, per oltre otto ore al giorno per un pizzico di benessere in più è un enormità di vita buttata nel cesso. Per chi nonostante soccombe sotto il peso del sistema e nonostante tutto esegue ubbidiente, e per chi il sistema lo cavalca o addirittura lo gestisce, l’idea di frenare questa folle corsa è inapplicabile.
Ingabbiati dal sistema. Senza movimento di uomini e merce non vi è lavoro, senza lavoro non vi sono soldi e senza soldi non si può bere, mangiare, vivere sotto un tetto dignitoso etc. E’ un sistema circolare che, nonostante la sua crudeltà, può sembrare perfetto. Eppure non è così. Difatti negli ultimi anni i costi sociali e ambientali sono stati ingenti, hanno oltrepassato la soglia della dignità civile. Il sistema è circolare ma lo sviluppo è rettilineo. In un mondo finito, quale è il nostro, è impossibile sostenere una crescita continua all’infinito. Ora pensandoci meglio il nostro “perfettissimo” sistema circolare, somiglia di più a un cane che si morde la coda.
Oggi tutto fa Pil: un terremoto, una frana, un incidente d’auto etc. Pensate alla catena messa in moto da un semplice tamponamento senza gravi conseguenze: meccanico per riparare le auto o concessionaria per ricomprarne una nuova, medici e infermieri, poliziotti o carabinieri, soccorso stradale, assicurazione delle auto coinvolte, eventuali avvocati e giudici per una possibile causa, carburante consumato etc. Tutto questo ha contribuito a incrementare il nostro Prodotto interno lordo, che, per i signori economi, corrisponde a un incremento di benessere. Ma questo voi lo chiamate benessere? Allora possiamo arrivare a pensare che in uno nazione dove anche la percentuale di ossigeno che respiriamo è Pil, tutto è ben manovrato dall’alto e la manfrina che ci sorbiamo ogni dì dai telegiornali è puro moralismo.
L’uomo di oggi ha solo una scelta: essere merce o essere consumatore. Questa è l’unica libertà che abbiamo. Secondo la dittatura del Pil la felicità di un individuo è collegata all’ultimo iPad acquistato, all’ultima festa a cui si è partecipato, all’ultima vacanza low cost da cui si è appena tornati(preferibilmente puttan tour) etc. Da questa concezione di felicità il mondo che ne viene fuori è mostruoso!
In questi anni ho visto veri e propri tossicodipendenti da lavoro. Gente costretta a lavorare negli orari e nei giorni più assurdi. A nero, sottopagati, senza diritti, senza sicurezza, come robot o animali da soma. Causa le nuove tecnologie (pensate a quanto ci ha cambiato la vita il cellulare) viviamo a ritmi forsennati, per lo più inumani. La situazione ci è sfuggita di mano, ammettiamolo. Tutto ciò, non è più a misura d’uomo. Ci siamo chiusi in una cella e abbiamo buttato la chiave. Ci siamo resi schiavi di un’unità di misura. Abbiamo dato troppa importanza al vil denaro! Oggi molti sarebbero disposti alle cose più orrende per avere quel poco di ricchezza che gli permettesse di vivere secondo uno dei tanti modelli preconfezionati tra cui questa dittatura ci “permette” di scegliere. E’ una catena di sensi di colpa, finti doveri e reali costrizioni che ci costringe a prendere parte a una lotta che non ci appartiene. Un gioco al massacro che ha una sola regola: il più forte vince e i deboli soccombono!
Questo giochetto ha creato una forte ed evidente disparità nel mondo, ma, se guardiamo bene, anche intorno a noi. I pochi detengono quasi tutto e ai molti non resta che scannarsi per le briciole. Eccovi servite: guerra, rivolte, terrorismo, violenza etc. Dinanzi questo scenario apocalittico non resta altro che provare a dimenticare ed eccovi: droghe, alcool e manie di ogni sorta. Tutto pianificato, gli architetti di questa invisibile dittatura sono stati a dir poco geniali.
Geniali si, ma non perfetti. Questa delirante corsa verso l’infinito ha avuto un inizio e avrà un fine. Noi possiamo scegliare il finale: renderlo dolce, tranquillo e sereno, frenando amabilmente e riscoprendo il gusto della vita; oppure continuare la incosciente corsa fino a schiantarsi contro il muro lì in fondo, travandosi improvvisamente nell’inferno creato dalla nostra cecità.
Che lo vogliamo o no la decrescita sarà il prossimo step. Felice e obbligatoria che sia è la normale conseguenza della sfrenato capitalismo odierno. Il benessere di un uomo non è legato alla quantità dei beni posseduti ma, all’equilibrio che esso riesce a raggiungere con se stesso, i propri simili e la natura che lo circonda. Non so quanto tempo ancora ci separa dell’era della decrescita ma, in alcune zone del mondo è già iniziata: Rifiuti zero, Gruppi di acquisto solidale, energie rinnovabili, ecoedilizia, transizioni etc. Per i più ottusi ci sarà da aspettare di più. Gli schiavi del sistema si accorgeranno del default solo quando noteranno i loro templi del consumo vuoti. Quando le loro richezze saranno tali solo per loro. Quando si accorgeranno che quei pezzi di carta di cui è gonfio il loro portafoglio non potranno più fare la differenza.Per loro la decrescita sarà traumatica, vedrenno crollare i loro dei in un solo giorno e si accorgeranno di quanto sia vuota la loro vita senza di loro.
Sarà decrescita, silenziosa, beata per alcuni, violenta per molti. Alla fine della corsa, guardandoci intorno, ci accorgeremo che non sempre la metà vale il viaggio. A tutti sarà evidente che la decrescita sarà appagante, rivitalizzante, etica e sopratutto felice…
Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/
Discorso sulla servitù volontaria dei popoli. Etienne de la Boétie
Estratto dal discorso di Etienne de la Boétie sulla servitù volontaria dei popoli. Politico e diplomatico francese del 1500 che collaborò con Montaigne come mediatore e pacificatore durante le guerre di religione dell’epoca, lotte che coinvolsero protestanti, cattolici, ugonotti, calvinisti.
venerdì 19 febbraio 2010
martedì 16 febbraio 2010
Terra Madre. Come non farci mangiare dal cibo - di Carlo Petrini
Terra con la "T" maiuscola, pianeta in cui siamo nati, che ci ospita e messo recentemente da noi stessi in pericolo; terra con la "t" minuscola, con cui sporcarsi le mani, fonte di cibo, di reddito, di rendita (è il terzo investimento più redditizio dopo il mattone e i titoli di stato secondo Coldiretti), di sovraproduzione, di impatto ambientale e sociale.
Questi sono alcuni dei temi che si incrociano nel libro di Carlo Petrini, fondatore prima di Arcigola divenuta poi Slow Food (di cui è presidente internazionale), personaggio ormai famoso anche al grande pubblico, rientrato nel 2008 (unico italiano) nell'elenco stilato dal quotidiano inglese The Guardian "tra le 50 persone che potrebbero salvare il mondo".
E i contenuti di questo bel volume (in particolare nella sua seconda parte) sono proprio indicazioni di un percorso per cambiare modello di sviluppo, per cambiare l'economia e renderla più ecologica. Terra Madre, nata pochi anni fa, è la rete mondiale delle comunità del cibo, composta da un insieme di reti fatta da persone che «nei diversi territori del mondo lavorano giorno per giorno per un nuovo modello economico, agricolo, alimentare e culturale». E' la messa in pratica di quello che è stato definito "glocalismo", «un insieme di azioni su scala locale con l'obiettivo di avere importanti ripercussioni a livello globale». Questi temi, aggiungendo la necessita di un nuovo modello industriale, sono quelli di cui quotidianamente si occupa e rende notizia greenreport.
Petrini nella prima parte del volume racconta la storia di questo "soggetto di soggetti" riunito per la prima volta nel 2004, ne tratteggia le peculiarità delle sue tante identità provenienti da tutto il mondo e non solo da ambiti rurali, unite dal fatto di essere produttori e co-produttori (cioè quelli che mangiano il cibo della comunità) e non consumatori termine legato al sistema agro-industriale globale dove, secondo l'autore, non è "l'uomo che mangia il cibo" ma "l'uomo è mangiato dal cibo".
«Il cibo ci mangia perché mangia la terra, le sue risorse, la sua possibilità di rinnovarsi. E siccome non siamo un corpo estraneo alla Terra, ma siamo un elemento come tanti altri inseriti nella Natura, siamo anche noi mangiati dal cibo».
Le contraddizioni legate al mangiare e al cibo sono evidenziate dall'autore che sottolinea come fame nel mondo, malnutrizione, obesità e diabete siano facce della stessa medaglia, mentre richiesta di maggiore qualità in tutta la filiera alimentare e sobrietà siano aspetti direttamente collegati, in un contesto dove il piacere per il cibo è un diritto democratico (e non elitario) e come tale deve essere alla portata di tutti. Questi ultimi sono i fondamenti della nuova gastronomia pensata e praticata da Petrini insieme ai soggetti di Terra Madre: si intuisce la portata "rivoluzionaria", il cambio di paradigma, che alla sta alla base di questi concetti quando specialmente si devono mettere in pratica.
Quando in un qualsiasi settore si arriva a fare una proposta alternativa rispetto al quadro esistente, è necessario a monte fare una corretta analisi per evitare di incorrere in errori. Gli aspetti critici Petrini li tocca più o meno tutti. A partire dal mutamento del valore del cibo, che trasformato in merce deve avere costi sempre più bassi, cibo trasformato in bene «di consumo tout court, spogliato di tutti suoi valori materiali, culturali spirituali: il sistema che gli è stato costruito intorno, o in cui stato inserito, ha sostituito il suo valore con il prezzo».
I prezzi bassi e il valore ridotto favoriscono sprechi altissimi: in Italia, secondo una ricerca del Banco alimentare citata dallo stesso autore, ogni giorno vengono buttate 4000 tonnellate di cibi edibili (dato 2007). La produzione di cibo in eccedenza (secondo dati Fao al mondo si produce cibo per 12 miliardi di persone) fatta in modo industriale è causa di impatti sull'ambiente.
L'agricoltura intensiva inquina suoli ed acque, la sovraproduzione e la distribuzione centralizzata porta alla continua crescita degli imballaggi, ma tanto i costi ambientali anche nella filiera agroalimentare sono esternalizzati. Inoltre questo tipo di agricoltura, dove la quantità di produzione ed omegenizzazione sono punti cardine della filiera, può apparire un paradosso ma non ha riscontri positivi in termini occupazionali, anzi si è portata via i lavoratori della terra che nei Paesi occidentali non raggiungono percentuali del 10% della popolazione.
I temi affrontati da Petrini sono molti (dalla biodiversità, alla questione dei brevetti e privatizzazione delle sementi, agli Ogm, alla sostenibilità o meno dei biocarburanti, alla necessità di accorciare le filiere...), di estrema attualità, alcuni dei quali necessitano ancora di approfondimenti. La strada indicata dall'autore per la riacquisizione della "sovranità alimentare", per tornare a mangiare il cibo ed evitare di esserne mangiati, è quella del cambio di paradigma con il ritorno all'economia locale più vicina all'economia della natura, che garantisce uguaglianza, accesso per tutti al cibo (e all'acqua) di qualità, ed è quindi sostenibile.
All'obiezione che a qualcuno può venire in mente facciamo rispondere direttamente l'autore: «I sistemi di economia locale non sono chiusi. L'apertura dei sistemi è una necessità fondamentale se non si vuole che il tutto crolli e che l'idea di economia locale si riveli buona solo sulla carta. L'esperienza di Terra Madre ha dimostrato che le economie locali si rafforzano e assumono maggior significato nel momento in cui si strutturano come una rete, nel momento in cui diventano nodi che comunicano tra loro, che scambiano, che consentono alle persone di muoversi». La vera cooperazione promossa da Slow Food (alcuni progetti sono sostenuti anche dalla Regione Toscana), è un esempio di globalizzazione sostenibile.
Come si intuisce da questa sintesi dei temi il cammino proposto da Petrini e dal soggetto politico Terra Madre è di lungo respiro. Il cortocircuito registrato con la crisi globale (economica, finanziaria, sociale, ambientale) che stiamo vivendo, fornisce energia a favore di questo processo di ritorno all'economia reale e democratica. Però i segnali di restaurazione e normalizzazione in corso confermano che la malattia auto degenerativa del sistema è in stato avanzato. Al senso di responsabilità di chi governa, della collettività e di ognuno di noi è affidata la speranza.
«L'economia significa il modo in cui governiamo la nostra casa e, se la pensiamo globale, altro non è che la Terra: se i criteri economici non sono guidati da un pensiero ecologico, non c'è una buona amministrazione della casa... Bisogna ripensare l'economia, cambiare i criteri che la guidano, mettendo al centro la nostra casa, la Terra».
http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=3400&lang=it
lunedì 15 febbraio 2010
mercoledì 10 febbraio 2010
Francia. Grave incidente di bus, filmato in diretta ... o quasi!
Per fortuna è tutto falso!
Ma questo video ci fa riflettere sulle manipolazioni delle immagini.
Le tecniche moderne permettono dei risultati perfetti, con dei piccoli budget.
Immaginate cosa potrebbero essere capaci di realizzare delle persone con budget di milioni di dollari?
Se non lo hanno già fatto.
Ad esempio far resuscitare il solito terrorista di nostra conoscenza (Bin Laden) per fargli dire frasi, in arabo, alla John Wayne...?
Fonte tuttouno.blogspot.com
giovedì 4 febbraio 2010
Manifestazione Ràbbi Vs Sionismo
I veri ebrei manifestano contro lo stato satanico d'israele. Secondo loro chiedere scusa ai palestinesi, risarcirli, per quanto possibile, dei danni subiti, ed andarsene dalle loro terre sarebbe la cosa migliore da fare. Aggiungono pure che loro (i sionisti) hanno il FALSO GIUDAISMO come religione.
http://www.nkusa.org/
http://www.nkusa.org/
Grazie alla collaborazione della generosa Moksha75ar, che ha tradotto il discorso del Ràbbi, possiamo conoscere cosa pensano gli ebrei (i veri ebrei) di quel movimento che si ispira ad un ebraismo deviato detto Sionismo.
Io Sono Israele
Traduzione di "I am Israel" scritto da Hashem Said il 25 Febbraio 2002.
Un ringraziamento a jihano92
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